É dal 2011 data del mio primo viaggio in India che ho pensato e desiderato con tutto il cuore di ritornare in questa terra magica che mi ha donato tanto ed in un certo modo mi ha dato il coraggio di diventare professionista. Sentivo un richiamo folle per l’India come se avessi una missione da compiere... Finalmente il mio sogno di unire la fotografia al viaggio ha preso forma e a Febbraio di quest’anno son partito insieme ad alcuni carissimi amici per un viaggio eccezionale e soprattutto per raccontare la spiritualità intensa che spero di trasmettere attraverso le mie immagini. Questa volta era diverso, perché avrei dovuto anche insegnare fotografia di reportage... proprio così questo è stato il mio primo workshop, la prima volta che avrei parlato della mia esperienza fotografica e di viaggio. Ancora mi ricordo le ultime notti che hanno anticipato la mia partenza, un susseguirsi di emozioni mi attanagliava lo stomaco, non dormivo perché avrei lasciato la mia famiglia per 2 settimane e come sospettavo mi sarebbero mancati tantissimo, ma allo stesso tempo non vedevo l’ora di poter finalmente fotografare senza vincoli, libero di esprimere la mia visione fotografica per di più in viaggio, mi sarei sicuramente divertito anzi sarebbe stata l’esperienza più bella della mia vita. Io l’India non so bene come spiegarvela, l’India è qualcosa che ti entra dentro nel profondo dell’anima e ti segna, qualcuno addirittura sostiene di appartenerle senza nemmeno esserci stato, c’è qualcosa di magico, di spirituale che va al di là della logica terrena. Abbiamo scelto, con la coordinazione di born2travel.it, di vedere l’India più vera e spirituale seguendo il corso del fiume sacro Gange che per gli induisti è considerato la madre di tutti loro. Questo ci ha permesso di vedere posti incredibili ed immergerci nella quotidianità e nella sacralità di una terra unica e meravigliosa. Devo ancora rendermene conto e già siamo ad Haridwar...dopo un volo intercontinentale, circa 9 ore di scalo a Dheli ed un volo interno sono in forma smagliante per affrontare questa nuova esperienza ????, a parte gli scherzi sono carico come una molla, mi sento come un bambino in un negozio di giocattoli. I profumi, i colori, i volti, le luci del tramonto che accarezzano le donne avvolte nei loro sari, i venditori di chai, gli innumerevoli sadhu, i bambini di strada con il loro proverbiale sorriso e la gigantesca statua di Shiva sulla riva del Gange ci accolgono in India con la potenza di un Big Bang.. siamo tutti elettrizzati e per qualcuno è anche la prima volta in India, vi assicuro che la sensazione è davvero indescrivibile. Il mio compito sarà cercare di insegnare qualcosa di mio e fare in modo che questi momenti siano impressi nei ricordi ma soprattutto nelle fotografie di tutti. Tutti i presenti si stanno preparando alla preghiera della sera che qui ad Haridwar come nelle altre città sacre è più famosa come “Ganga Aarti”. Mano a mano che la luce del sole sparisce dietro le montagne, l’atmosfera si carica di spiritualità, la gestualità ed i riti dei locali sono davvero emozionanti tanto che anch’io voglio immergermi nel fiume sacro, ne sento proprio la necessità. Accompagnato da un mantra recitato da uno dei tanti personaggi un po’ strani presenti, vengo portato dentro fino alle ginocchia e mi viene cosparso il capo con l’acqua del fiume... ora capisco che il monaco non sia stato poi così autentico, ma vuoi le fresche e limpide acque del Gange, vuoi la preghiera da ripetere in Hindi, l’emozione è talmente forte da sentirmi un tutt’uno con il grande fiume sacro.. si dice che questo bagno serva a ripulire il karma, che sia purificante per il nostro spirito, io il mio l’ho fatto poi si vedrà. Il sole è ormai sceso sotto l’orizzonte e tutto è ormai pronto per la preghiera, comincia con il suono di un soffio in una conchiglia e prosegue con i mantra ripetuti dai monaci, per arrivare al volteggio di grandi lampade di fuoco. Insomma il tutto risulta essere davvero ipnotico, un po’ come se tutta la gente presente si unisse in un umile e grande abbraccio di fronte alla grande “Madre Ganga”. Avevamo studiato il Workshop in modo da entrare i contatto il più possibile con la vita reale delle persone e per questo non starò a raccontarvi giorno per giorno il nostro percorso ma posso raccontarvi qualche episodio che rende bene l’idea di come ci siamo perfettamente integrati. Abbiamo visitato Rishikesh una meravigliosa cittadina tranquilla ai piedi dei grandi Monti dove già i Beatles cercarono la pace per la meditazione. Quì il Gange è cristallino, di quel colore verde azzurro tipico dei fiumi di montagna e gli abitanti ed i turisti lo vivono con estremo rispetto tutto il giorno, dalla mattina alla preghiera serale. Poi siamo stati ad Allahabad dove il Gange incontra i fiumi Yamuna e Sarasvati formando una confluenza molto importante dal punto di vista religioso. Per questo è uno dei quattro siti principali dove si festeggia ogni 12 anni la festa religiosa più grande al mondo, il Kumbh Mela. Qui ho avuto il mio primo incontro ravvicinato con un Aghori che voleva donarmi gentilmente la sua collana con un’offerta a piacere, peccato che la mia offerta non fosse di suo gradimento e il suo umore è cambiato in maniera repentina... torneremo comunque sugli Aghori a Varanasi. Ho fortemente voluto un treno notturno anche se una volta salito ho continuato a chiedermi fino alla fine chi me l’avesse fatto fare... scherzo, malgrado l’esperienza sia stata forse la più ardua e la più faticosa dell’intero viaggio, tutti la ricordiamo con la maggiore attenzione. Ci ha provato ma ci ha unito, ci ha stancato ed ammalato ma ci ha incredibilmente stupito...siamo passati dai 3 gradi della stazione di partenza ai 28 di quella d’arrivo, siamo stati un gruppo davvero affiatato come se ci conoscessimo da sempre. Io personalmente non ho dormito nemmeno un minuto ma questo mi ha permesso di girovagare per tutto il treno verso le 5 di mattina quando cominciava a prendere vita la gestualità del risveglio, questo è ciò che più adoro fotografare, mi è sembrato di essere integrato perfettamente con ciò che succedeva, è stato davvero stupendo poter scattare tra un chai e l’altro che mi scaldava il cuore e l’anima. Altri episodi degni di nota sono state le soste in una scuola dell’infanzia ed in un baretto di fortuna, entrambi nel bel mezzo del nulla, in apertissima campagna. La cosa che mi rimarrà per sempre sono i sorrisi dei bimbi e delle maestre ma soprattutto l’aver compreso che seppur in condizioni di estrema povertà queste persone custodiscono una dignità ed un’accoglienza che ci sognamo nel nostro occidente progredito, capaci di gioire per le cose più umili e di trattarti veramente come un ospite dei più graditi senza averti mai visto...mi hanno davvero rapito il cuore. Poi siamo un bel giorno arriviamo a Chitrakoot, un paesino di cui ignoravo l’esistenza prima d’ora. Detta anche la piccola Benares, Chitrakoot è uno di quei posti dove la vita scorre lenta, sembra di vivere nel passato, è un posto di un fascino incredibile prima o poi ci porterò i miei figli e la mia compagna perché benché non abbia nulla di “wow” è tutto il complesso ad avermi conquistato.. Un padre porta i suoi 5 figli dal barbiere mentre alcuni sadhu camminano sulle rive del fiume, qualcuno si immerge per i bagni sacri e il profumo dei samosa appena fritti riempie la stradine, due bimbe giocano in mezzo alla strada facendosi su in una stoffa dello stesso colore della polvere che copre tutto e tutti, colori sgargianti su tutti i vestiti, anziani seduti a bordo strada che giocano a carte e bimbi che giocano con le biglie..tutto con la massima calma. Mi è davvero sembrato di vivere in un sogno ad occhi aperti...
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