
Il talento è una caratteristica rara, una di quelle qualità che non tutti riescono a scoprire nella propria persona. Si esatto, avete capito bene, sono convinto che ognuno di noi possegga un talento o più di uno, nel fare qualcosa, ma non tutti purtroppo lo scoprono. Di conseguenza la maggior parte delle persone passa la propria vita, ben che vada, ad ammirare o peggio invidiare coloro che ne posseggono uno, o meglio coloro che hanno trovato la propria strada ed usano il proprio talento per prosperare ed essere riconosciuti.
Prima di affrontare il discorso voglio premettere che il mio non vuole essere nient’altro che un pensiero costruttivo, che in una visione utopistica della vita, porti le persone a collaborare valorizzando i propri meriti e le proprie abilità per il bene comune, anziché farsi la guerra tra poveri.
Il termine talento indicava originariamente la misura di un peso, e quindi una moneta: la parabola dei talenti di Matteo traduceva questo materiale prezioso nei talenti donati dal Signore agli esseri umani. Si tratta dunque di una risorsa di cui le persone possono disporre, una ricchezza, e quindi non è strano che se ne discuta tanto al giorno d’oggi, in cui al contempo stanno emergendo sfide in tema di sostenibilità dell’umano. E’ naturalmente abbondante! Se ho un talento, in sintesi, usarlo mi fa meno fatica che usare altre capacità, quando uso il mio talento spesso non so “che cosa” sto usando, ma quel che faccio mi viene particolarmente bene, mi fa stare bene, non esaurisce la mia energia alla stessa velocità con cui la esaurisce fare cose verso cui non ho talento. Questa caratteristica fa del talento una risorsa molto preziosa perché abbondante per chi la possiede.
Il talento non è dunque un “saper fare”: quel che so fare, e spesso quel che scelgo di fare, è piuttosto la conseguenza del mio talento. È nella traduzione anglosassone che il talento si è tradotto direttamente col saper fare, e quindi si parla di talento artistico, musicale, sportivo, ma l’eccellenza in un campo non è il talento stesso, bensì la sua espressione: la stessa persona avrebbe potuto, in condizioni diverse, esprimere la propria inclinazione e capacità naturale in altri campi.
In tutto questo c’è un MA, perché nella società odierna non c’è spazio per il talento, non c’è la voglia di coltivarli, non si valorizza la meritocrazia, la mente umana è stata completamente svuotata e rimpiazzata dagli algoritmi, nessuno è più in grado di decidere con il proprio intuito e privo di influenze dettate dai trend del momento… la tecnologia ci ha letteralmente fottuto, il talento da solo non basta più. Il talento, una volta, apriva tutte le porte, mentre oggi soprattutto nel mondo wedding, la realtà è ben diversa: non basta saper scattare foto mozzafiato per essere considerati “Il Migliore”. La cruda verità? Senza il network giusto, anche il fotografo più dotato resta in ombra.
Affidarsi unicamente al talento significa rischiare di rimanere esclusi da una cerchia ristretta dove contano prima i contatti che la creatività. Le location preferiscono fornitori già noti e i wedding planner optano per chi garantisce referenze e sicurezza economica, non necessariamente chi possiede l’occhio più fine. In questo ambiente, i rapporti commerciali spesso premiano la mediocrità, lasciando sullo sfondo i veri innovatori. Mentre il talento dovrebbe essere il criterio principale, il sistema favorisce chi sa “muoversi” nei giusti ambienti. Quanti fotografi di straordinario valore vengono ignorati perché non hanno il biglietto da visita giusto? È una giustizia distorta: il talento si perde tra accordi chiusi e favoritismi, e la meritocrazia diventa una parola vuota.
Il mio talento si riconosce dalla capacità di creare, per ogni cliente, uno storytelling estremamente personalizzato. La fotografia non è solo tecnica: è l’arte di raccontare una storia unica, quella dei vostri momenti più preziosi. L’aspetto fondamentale della buona riuscita di un servizio fotografico sta nel rapporto di fiducia che si instaura tra cliente e fotografo. Questa connessione autentica trasforma le immagini in ricordi duraturi, un legame che non può nascere con i mediocri, puntate sulla qualità dei vostri ricordi o del messaggio che vorrete comunicare e scegliete chi sa valorizzarli nel modo giusto.
Per emergere in questo mercato, non basta perfezionare la tecnica. Serve una strategia decisa:
- Costruisci la tua rete: Non aspettare che siano gli altri a notarti, fatti notare tu stesso. Partecipa a eventi, crea collaborazioni e mostra il tuo valore in modo diretto.
- Personal branding a tutto campo: Lascia che il tuo lavoro parli per te, ma non aver paura di promuoverti. Usa i social, crea contenuti d’impatto e dimostra che il tuo talento merita visibilità.
- Rompi il circuito chiuso: Sfida lo status quo proponendoti a location e wedding planner che vogliano puntare sulla qualità, anche se questo significa uscire dalla zona di comfort dei soliti fornitori.
Rivoluzione o rassegnazione? Il talento è un dono, ma nel mondo della fotografia, da solo, è come una luce spenta in una stanza piena di ombre. Se vuoi davvero fare la differenza da fotografo, devi imparare a navigare in un mercato dominato da rapporti consolidati e dinamiche chiuse. È ora di ribaltare la situazione: metti in discussione il sistema e valorizza la tua arte. Se sei un cliente, che tu debba sposarti, semplicemente ricordare i momenti importanti della tua vita o migliorare il tuo personal branding aziendale, invece investi sulla qualità e sul talento di colui che diventerà, anche solo per un momento, un compagno affidabile e non permettere che la mediocrità abbia l’ultima parola.
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