Lo stile Reportage in Fotografia

Lo stile del reportage in fotografia identifica, più che una serie di tecniche, un modo di raccontare gli eventi utilizzando la fotografia come strumento. Conosciuta in inglese con il nome di documentary photography, la fotografia reportage ha un legame indissolubile con lo storytelling, fenomeno sempre più in voga in tutto il mondo della produzione artistica e culturale. Fare reportage, insomma, significa raccontare una storia.

Tutte le tecniche che si conoscono assumono all’interno del reportage fotografico una nuova vita. Ognuna diventa propedeutica al racconto, così che le scelte stilistiche passano in secondo piano, risultando tutte utili nel momento in cui adempiono allo scopo del racconto. Diventa magari difficile mettere in gioco certi scatti troppo astratti o troppo elaborati, ma solo perché distraggono da quello che è l’oggetto dello scatto. Le foto di reportage sono solitamente scattate in modo estemporaneo, evitando la messa in posa, e vogliono catturare quello che è lo spirito del momento. Anche questo aspetto, per quanto fondamentale, deve essere preso con la giusta cautela. Esistono situazioni, infatti, in cui la messa in posa diventa fondamentale al racconto, un po' come quelle digressioni che si trovano in letteratura che ci descrivono un personaggio. Pensiamo, per esempio, al reportage di guerra o di viaggio, dove gli scatti che raccontano gli eventi possono essere completati da ritratti dove i protagonisti si mettono in posa di fronte alla macchina fotografica. Questi scatti, pur essendo in teoria in contrasto con le tecniche di reportage più comuni, aiutano a costruire la storia. Anche senza andare a scomodare il signor Robert Capa, possiamo trovare questo stesso fenomeno nella wedding photography. Un servizio fotografico per un matrimonio che rispetti il canone del reportage non può infatti prescindere da alcune foto in posa, come appunto i ritratti degli sposi. Queste aiutano a completare il racconto, andando addirittura ad esaltarlo.

Fare reportage non significa però semplicemente scattare fotografie sul momento. Per quello bastano dei buoni riflessi. Fare reportage significa essere in grado di scattare fotografie sul momento mettendo in atto tutto quello che si è imparato sulla fotografia e sullo strumento che abbiamo in mano. Luce, composizione, esposizione, volumi, messa a fuoco, sono solo alcuni dei fattori che il fotografo deve sapere prendere in considerazione, il tutto nel giro di pochi attimi. La differenza con un fotografo tradizionale, se pensiamo sempre come esempio alla fotografia di matrimoni, è che un fotografo che si attiene ai principi del reportage tende a non interrompere il fluire degli eventi, ma si limite a esserne un testimone. Niente richieste di foto costruite, ma tanto colpo d’occhio per intuire dove le condizioni per la foto perfetta si manifestano, e, soprattutto, tanta abilità nel rendere perfette le condizioni che si presentano. L’importante è sempre l’oggetto dello scatto, e tutto il resto deve venire dopo. Saper scegliere l’inquadratura perfetta per rendere conto di quello che vogliamo raccontare in pochi attimi è fare reportage. E non è facile.

Un matrimonio è sicuramente tante cose diverse. Un evento, un momento speciale, pubblico e privato allo stesso tempo, un palcoscenico ma anche il teatro di rapporti umani sinceri. Dipende tutto dalla prospettiva da cui lo si avvicina. Per un fotografo si tratta di una scelta importante. Avvicinarsi a un matrimonio con gli occhi del reportage, o del reporter se vogliamo, significa vederne l’intreccio delle storie che lo compongono, tanto di quelle degli sposi che quelle dei partecipanti, e cercare appunto di rendervi tutta la grazia dovuta. Dove un fotografo tradizionale si concentrerà sull’ottenere foto in posa per avere delle cartoline perfette, il fotografo che sceglie il reportage lascerà che la storia parli da sé, senza intromettersi, ma facendosi trovare sempre al posto giusto al momento giusto. Non credo ci sia bisogno di confezionare troppo un matrimonio, sono sempre giornate splendide ed è giusto che vengano ricordate come tali, le più belle. Un sorriso sincero, rubato con uno scatto a un invitato al tavolo, vale più di mille foto in posa. Certo, quando mi chiamano a un tavolo per scattare una foto di gruppo mi fa solo che piacere, ma in fondo anche questi momenti sono il frutto dell’estemporaneità, di gente che si sta divertendo.

È proprio questa la differenza più grande, quella che corre fra un servizio per un matrimonio tradizionale e uno a reportage: il ricordo di una giornata splendida. Non mi piace ricreare pose tradizionali perché va a finire che i matrimoni si assomigliano tutti. Ogni matrimonio è diverso, unico, ed è proprio questo il suo bello. Scattando foto estemporanee, senza intromettermi, riesco a consegnare nelle mani degli sposi un ricordo unico di quello che è stato un giorno unico, in altre parole un ricordo fedele. Questa unicità di storie e di eventi, in fondo, è la cosa più bella del mio lavoro, quella che più mi rende orgoglioso di essere un fotografo.

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